Via Marsala, 8
Manciano (GR)
Se la passione è quel sentimento che fa rompere l’isolamento e trovare il coraggio di imbarcarti nelle avventure più coraggiose, l’esempio de La Filanda di Manciano ne è un caso-scuola. La Maremma di cui stiamo scrivendo è una di quelle interne, profonde e un po’ ruvide, dove il mare è lontano e la mondanità, come il turismo convenzionale che nutre l’industria della ristorazione, arrivano di rimbalzo. Qui le atmosfere hanno l’aura pacata e certe consistenze polverose che fanno apparire immutabile questa terra toscana ormai ai confini con quella laziale.
Le stesse che si respirano ormai da oltre vent’anni in questo locale, semplice e accogliente, a gestione familiare (Gian Paolo in sala e Barbara in cucina, sempre provvidi di spiegazioni e di sorrisi), ricavato appunto ai piani alti di un vecchio opificio del centro storico del paese e arredato in modo aggraziato, arricchito con una di quelle terrazze panoramiche che lasciano il segno nella memoria.
I piatti, e non potrebbe essere diversamente, attingono a piene mani non solo alla tradizione maremmana ma anche alla ricchezza delle materie prime locali, alternandosi tra cavalli di battaglia – come gli involtini di maiale con crema di pecorino o le pappardelle di grani antichi al sugo bianco – e invenzioni un poco più ardite, ma sempre rassicuranti, tipo la battuta al coltello di Marango (particolare tipo di bovino, incrocio fra Black Angus e Frisona) con tartufo. Grande attenzione, e serate dedicate, ai prodotti di stagione. Menu ad hoc per i più piccoli. La cantina naturalmente eccelle tra le etichette di Maremma, ma non solo. Spesa attorno ai 60 euro.